La Pietra cantante è una delle Novelle Italiane pubblicate nel 1874 da Jørgen Vilhelm Bergsøe. Interamente ambientata a Ischia, precisamente a Casamicciola dove il romanziere danese trascorse tutta l’estate del 1867, per moltissimi anni è stata edita solo la versione tedesca dell’opera pregiudicando, forse irrimediabilmente, la possibilità di ripercorrere con esattezza i luoghi descritti nella favola.
Già nel 1931, un altro scrittore di fama, l’inglese George Norman Douglas, si rammaricava della circostanza, annotando nel suo quaderno di viaggio "Summer Islands: Ischia and Ponza" che:
«È impossibile ritrovare i luoghi dell'affascinante leggenda della Pietra cantante, così come la raccontò Bergsøe».
Salvo aggiungere subito dopo:
«Ciò malgrado quell'opera letteraria meriterebbe ugualmente d'essere tradotta in italiano, se non altro per ricordare il lungo dominio arabo su Ischia».
Bisogna perciò essere due volte grati alla casa editrice Imagaenaria che nel 2001 ha provveduto a colmare una lacuna secolare traducendo in italiano il testo. Il primo motivo di gratitudine è appunto la possibilità concessa a una più ampia platea di lettori di rivivere gli ambienti e i paesaggi dell’’isola d’Ischia nella seconda metà dell‘800, in particolar modo di Casamicciola prima che il terremoto del 1883 ne stravolgesse l'impianto urbanistico. Il secondo, aver fornito una preziosa motivazione agli appassionati delle escursioni a Ischia, sulle tracce del "Camino dei Mori" e la "Valle dei Tamburi" narrati dal romanziere danese nella fiaba.
Una sfida improba, se già negli anni '30 del secolo scorso Douglas lamentava addirittura l’impossibilità di ritrovare quei luoghi e che però va ugualmente sostenuta, forti delle stesse parole che Bergsøe fa dire a Francesco, la guida che lo accompagna nelle sue passeggiate a dorso di mulo tra il Monte Tabor e il Rotaro di Casamicciola:
«I forestieri sanno tanto e conoscono poco, eppure pensano di saperne tanto da poter sorridere di coloro che ne sanno di più».
L’idea cioè che vi sia ancora qualcosa da scoprire su un’isola di cui all’apparenza si sa tutto è sicuramente una ragione in più per scegliere di trascorrere le proprie vacanze a Ischia. E se non doveste localizzare la Valle dei Tamburi di cui scrive Bergsøe - anche se qualcuno sostiene si tratti di Cava Fasaniello a Casamicciola - di sicuro troverete elementi a sufficienza dell’influenza araba sull’architettura, gli usi e i costumi degli ischitani cui pure accenna Douglas.
Basta guardare alle logge dei palazzi, alle cupole tonde e alle torri campanarie delle chiese, o ancora all’abitudine delle donne anziane di portare fazzoletti colorati sulla testa per comprendere che la storia dell’isola d’Ischia è pienamente inserita nella storia del Mediterraneo meridionale. Una storia fatta anche delle scorribande saracene del terribile Dragut, o di Emin il Tabor il re dei Mori che nella novella di Bergsøe regna su Casamicciola e dintorni, ma più di tutto dei colori, i sapori e gli splendidi paesaggi della più grande delle isole flegree.
(La Pietra Cantante, Imagaenaria Edizioni Ischia, 2001, traduzione Laura Mattera Iacono)
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