Chi è interessato ad approfondire il rapporto tra termalismo ed economia del turismo non può ignorare la storia di Casamicciola Terme. Infatti, questo comune a nord dell’isola d’Ischia, più di qualsiasi altra località termale della penisola, rappresenta un "case-study" unico, in cui sono presenti tracce visive e memoria storica dell’evoluzione dell’attività termale. Addirittura in anticipo di secoli rispetto a quanto è avvenuto in altre stazioni termali, Casamicciola, già nel 1600, poteva vantare una tradizione di termalismo sociale, grazie all’opera del Pio Monte della Misericordia, un’istituzione caritatevole (ancora, tra l’altro, esistente) fondata da sette giovani nobili napoletani, che qui scelse, nel 1604, di aprire un ospizio in grado di assistere i poveri e gli ammalati della terraferma, garantendo loro adeguate cure.
Naturalmente bisogna tener presente la distanza abissale che passa tra le cure dell’epoca, fatte per lo più di bagni, stufe e arenazioni, e il processo di sanitarizzazione del settore cominciato nella seconda metà del ‘900. È un fatto, però, che quest’ente benefico era in grado, già alla fine del ‘800, di assistere 400 ammalati per volta su cicli di cura di venti giorni ciascuno.
A fianco questa vocazione sanitaria, Casamicciola poteva fregiarsi anche di una tradizione ludica del termalismo, in cui il desiderio di vacanza si associava al bisogno di cure, con una clientela d’élite abituata a lunghi soggiorni. Basti pensare che la stampa di fine '800, rinominò il terribile sisma che colpì la piccola cittadina termale nel 1883, come, appunto, il "terremoto dei ricchi". Fa ancora più riflettere il dato che il turismo fosse per Casamicciola la prima risorsa economica, in un periodo storico, la seconda metà del XIX secolo, in cui la restante parte dell’isola d’Ischia viveva ancora di agricoltura, pesca e piccolo commercio.
Da un punto di vista storico la descrizione di Casamicciola fatta da Giuseppe D’Ascia, autore della monumentale Storia dell’Isola d’Ischia (1867), è esemplificativa di quello che si va dicendo. Scrive D’Ascia, con un’evidente punta di acredine che tradisce i suoi natali foriani:
"Le principali industrie di Casamicciola sono le Acque e la Creta. Le acque costituiscono un’industria più ampia, poiché si esercita su più vasta estensione, in una parola da tutti gli abitanti del paese – Dagli agiati, affittando ai bagnanti le loro case mobiliate: dai popolani affittando ancora i loto tuguri, servendo negli alberghi, nei stabilimenti balneari, facendo da servi e camerieri, trasportando acque minerali, trafficando giornalmente sulle lance, o facendo da conduttori di asini per cavalcata" [...] Casamicciola adunque nei mesi di luglio ed agosto è l’albergo delle fate, l’antro delle furie, e mentre vedi galoppare per le ombreggiate sue vie, sui svelti asinelli, graziosi genii, vezzose psiche, incontri sdraiati sulle sedie e stanche le pallide megere, i zoppicanti satiri.
Assistesi nei penetrali de’ segreti gabinetti a misteriose avventure, e sotto i fitti pergolati dei palati giardini, fra i grottini di fronzute piante, a dichiarazioni sensibili, dichiarazioni di villeggiatura, di occasione, di circostanza, dichiarazioni di paradiso e d’inferno. Ed in mezzo a questo pandemonio, a questo caos, a questo labirinto, Casamicciola si solleva, si arricchisce, si satolla, si sdebita, e batte le mani festante e non pensa al dimani".
Contrariamente alla profezia dello storico locale, Casamicciola ha continuato invece a pensare al suo domani, seguendo l’evoluzione del termalismo, sua principale risorsa: prima l’esplosione del termalismo assistito con le cure a carico del Servizio Sanitario Nazionale; poi l’affermazione, sul finire del ‘900, del binomio terme e benessere, in cui accanto alle cure termali tradizionalmente intese nascono i centri benessere (tanto negli alberghi, quanto nei parchi termali); infine l’ultima fase, quella contemporanea, in cui l’ideologia del corpo ha travalicato definitivamente l’immagine sanitaria delle cure, promuovendo nuove parole d’ordine come "remise en forme", "wellness", che evocano stili di vita piuttosto che effetti clinici.
Alcune strutture alberghiere hanno decisamente calibrato la loro immagine su questo nuovo filone spiritualista, come l'hotel Terme Manzi, un 5 stelle di lusso, con un avveneristico reparto termale di 1600 mq che ancora attinge le sue acque dalla rinomatissima Fonte del Gurgitello, decantata nel XVI secolo dal medico calabrese Giulio Iasolino. Sopravvive ancora anche la tradizione di termalismo puro, di stabilimenti - cioè - specializzati nelle sole cure termali, senza nessuna parallela attività ricettiva di tipo alberghiero o extra alberghiero.
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