"Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre".
Così José Saramago nel suo "Viaggio in Portogallo" del 1981. Il premio Nobel per la letteratura suggeriva inoltre di prestare minimo ascolto agli itinerari comodi e frequentati, e perciò quando verrà il momento di visitare Sant’Angelo non bisognerà limitarsi alla sola, frequentatissima, piazzetta. Quello che c’è prima e, soprattutto, sopra l’esclusivo borgo marinaro dell’isola d’Ischia, merita senz’altro un’escursione.
Magari di prima mattina. Magari in primavera. Magari quando una leggera brezza di grecale rende tersa l’aria e nitidi i colori. È in questi momenti che si coglie l’intima bellezza di Sant’Angelo, dell’isola d’Ischia e del Mediterraneo. Se ce ne fosse modo, bisognerebbe chiedere ad Angela Merkel qual è il particolare, l’atmosfera, che ogni anno - parafrasando lo scrittore portoghese -, la costringe a "ritornare sui passi già dati, per ripeterli".
Anche senza scomodare il primo ministro tedesco, è sufficiente percorrere la strada che porta alla spiaggia delle Fumarole o l’altra, attigua, che sale al belvedere di Serrara. Entrambe sono un compendio perfetto dell’architettura e dello stile di vita mediterraneo che da sempre affascina migliaia di turisti che nella quiete de La Madonnella, la parte alta di Sant’Angelo, trovano sollievo dagli impegni e le fatiche di tutti i giorni.
Non solo La Madonnella. Anche la piccola spiaggia di Cavagrado ha il suo "perchè". La struttura alveolare del tufo, il costone alto, i ciottoli, l’azzurro del mare e del cielo con la prospettiva inconsueta della Torre di Sant’Angelo sono tutti elementi di grande fascino che spiegano - casomai ce ne fosse ancora bisogno -, la fama turistica dell’isola d’Ischia.
In particolar modo del suo versante meridionale, antica terra di vigneti, agrumeti e... fedeli. La frazione di Succhivo è l’altra tappa imperdibile del viaggio "diverso" alla volta di Sant’Angelo. L’antica mulattiera che collega questa piccola frazione di Serrara Fontana al borgo di Sant’Angelo da un lato, e al centro di Panza, dall’altro, chiarisce oltre ogni dubbio l’identità rurale di Ischia; un’isola di contadini con una minoranza "intensa" di pescatori.
Tutti però uniti da un forte sentimento religioso che vive e si nutre anche di aspetti folcloristici, esteriori. Lo si evince dalla cura delle due chiese di San Michele Arcangelo alla Madonnella e l’altra, meno conosciuta, della Madonna di Montevergine, a Succhivo. Lo si evince dalla bellissima Festa di San Michele, alla fine di settembre.
Se non c’è la possibilità di visitare Sant’Angelo in primavera, è a settembre che bisogna tornare. Per ricominciare il viaggio sull’isola d’Ischia. Sempre.
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