La prima fondazione del Castello è da attribuirsi a Gerone I tiranno di Siracusa (474 a.C.). L’aiuto decisivo che egli fornì con la sua flotta ai Cumani nella guerra contro i Tirreni, fu ricompensato dai primi con la cessione al tiranno dell’intera isola.
Nei secoli successivi la frequenza dei saccheggi ad opera di Visigoti, Arabi, Normanni, Svevi, Angioini e l’eruzione vulcanica dell’Arso nel 1301 favorirono la formazione di un consistente insediamento urbano all’interno delle mura. Sul finire del XVI secolo il Castello arrivò ad ospitare quasi duemila nuclei familiari.
La sua attuale fisionomia, compresa la costruzione di un ponte (1447) che consentisse l’ingresso via terra, si deve ad Alfonso V d’Aragona. La struttura ricalca quasi del tutto quella del Maschio Angioino a Napoli.
All’interno fu eretta dai locali una Cattedrale (XIII secolo) dedicata alla Maria dell’Assunta dove, nel 1509, si celebrarono le nozze tra la poetessa e intellettuale Vittoria Colonna e Ferdinando Francesco D’Avalos. Sebbene il matrimonio fosse servito a sugellare l’alleanza delle due nobili famiglie, entrambe al servizio della Spagna, pare riuscì anche dal punto di vista sentimentale.
Lo storico locale Giuseppe D’Ascia racconta, nella sua "Storia dell’Isola d’Ischia" (1867), che la poetessa, genio del Buonarroti, si ritirò al Castello sia per la cattura di suo marito (battaglia di Ravenna) avvenuta nel 1512, sia per la costui morte nel 1525. Quel che è certo, i ripetuti soggiorni di Vittoria Colonna coincisero con un periodo culturalmente felice per l’isola.
La cattedrale teatro del matrimonio dei due nobili non c’è più perchè bombardata dagli Inglesi (1809) nell’ambito delle guerre napoleoniche. Al tempo infatti il Castello era sotto il dominio del primo impero francese. Sotto di essa c’è però una cripta composta da sette piccole cappelle, riconducibili ad altrettante famiglie gentilizie del luogo. Sulle pareti di ciascuna cappella sono tuttora visibili affreschi e stucchi di pregevole fattezza. Lo stesso per quel che resta delle pareti della Cattedrale che oggi è uno spazio semiaperto dedicato allo svolgimento di manifestazioni culturali e musicali.
Analoga sorte per il Convento di suore Clarisse fondato da Beatrice Quadra, vedova D’Avalos, nel 1575. Le celle che ospitavano le suore, per lo più figlie di nobili locali indirizzate alla vita claustrale per evitare l’eccessiva frammentazione degli assi ereditari, oggi sono stanze di un albergo che occupa un’intera ala del (fu) convento. Rimane visitabile l’annesso Cimitero delle Clarisse, composto da una stanza sotterranea alle cui pareti, su dei sedili in pietra, venivano poggiati in posizione eretta i corpi esanimi delle suore, per favorirne il processo di mummificazione.
Bella da vedere anche la Chiesa dell’Immacolata (1737), voluta dall’allora superiora del Convento delle Clarisse, la badessa Lanfreschi. La cupola dell’edificio domina l’intera veduta del Castello. La facciata e gli interni non furono però mai completati per la combinazione di due fattori: l’’eccessiva dispendiosità dell’opera per le risorse del piccolo convento; il decreto con cui Gioacchino Murat, nominato nel 1808 Re di Napoli da Napoleone, provvide a spogliare le ricchezze accumulate dagli ordini religiosi sotto il Regno Borbonico. Oggi la chiesa è utilizzata come sala espositiva per mostre di pittura e scultura. In cima allo scoglio su cui sorge il Castello c’è il Maschio, struttura residenziale autonoma dalle abitazioni dei cortigiani voluta da Alfonso V d’Aragona, che tuttavia all’oggi non è aperta al pubblico.
Dopo il congresso di Vienna (1815), i Borbone tornarono in possesso del Regno di Napoli e quindi anche del Castello Aragonese. Ferdinando I di Borbone, allontanati gli ultimi abitanti, riconvertì la struttura in carcere per gli ergastolani del Regno e, negli ultimi anni, in luogo di detenzione per i cospiratori politici del Risorgimento. Sul pilastro sinistro della porta d’ingresso è visibile un’ iscrizione in marmo a ricordo dei prigionieri politici napoletani - Silvio Spaventa, Michele Pironti, Carlo Poerio e Luigi Settembrini tra questi - che pagarono con la detenzione nelle carceri borboniche le loro idee unitarie.
A seguito dell’Unità di Italia (1861) il Castello Aragonese entra a far parte dei beni del demanio per poi essere messo all’asta nel 1912. Da questa data in poi la storia del Castello è la storia dei privati che ne hanno condiviso la proprietà trasformandolo in una meta turistica, palcoscenico, tra l’altro, di numerose mostre di artisti di fama internazionale: De Chirico, Picasso, D’Alì per citare i più importanti.
Attualmente la struttura è servita da un comodo ascensore, anche se siamo sicuri che le fatiche di chi vuole percorrerla a piedi sono ben ricompensate dalla bellezza del luogo. Per ultima, ma solo per esigenze espositive, ricordiamo la terrazza panoramica degli ulivi, appena sotto le mura del Maschio ed a picco sul mare. In questo spazio all’aperto ci si può riposare godendo allo stesso tempo di un panorama che va dalla penisola sorrentina fino al golfo di Gaeta.
Il Castello Aragonese è aperto anche durante il periodo invernale.
Tel. 081 99 19 59
I costo d’ingresso sono:
Intero €12,00.
Bambino 0-9 anni Gratis
Ragazzi 10-18 anni €6,00
Studenti 19-26 anni €10,00
Gruppi (da almeno 20 persone) €10,00
Abbonamento 10 ingressi €25
Hotel Vicino alla spiaggia (inclusa nel prezzo a Luglio e Agosto)
Piscine termali e per bambini, navetta per la Baia
Esclusivo Resort, Terme 24 ore, 4 piscine
Centrale con spiaggia, bambini e parco termale gratis
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Centralissimo, a due passi da C.so Vittoria Colonna e dal mare