Una piazza, una chiesa e le case attorno. È questo lo schema urbanistico prevalente dell'isola d'Ischia, specie nei centri storici dei sei comuni. In qualche caso le chiese sono anche di più: due, addirittura tre se teniamo conto di quelle immediatamente nei paraggi.
Un esempio di tale preponderanza del sacro l'abbiamo a Forio in Piazza Municipio. A fianco l'Arciconfraternita Santa Maria Visitapoveri, infatti, c'è la chiesa intitolata a San Francesco d'Assisi, a sua volta parte integrante di un convento entrato successivamente nella disponibilità del comune.
Se alle due chiese testé citate aggiungiamo quella del Soccorso, distante appena qualche decina di metri, diventa chiaro il riferimento iniziale. Le tracce del "sacro", tra l'altro, non sono circoscritte solo alle chiese: cappelle, maioliche ed edicole votive rappresentano una sorta di toponomastica religiosa alternativa sia a quella ufficiale che a quella, più recente, veicolata dal turismo.
Toponomatica di cui le chiese, per forza di cose, rappresentano le arterie principali. E perciò, dopo aver diffusamente parlato del Soccorso e dell'Arciconfraternita Visitapoveri, tocca soffermarsi sulla chiesa di San Francesco d'Assisi.
Un edificio all'apparenza anonimo, persino privo di frontone e coronamento, eppure carico di spiritualità, come sempre accade nelle chiese francescane. Una scelta di sobrietà in linea con lo spirito dell'ordine, giunto sull'isola d'Ischia dopo il ridimensionamento degli Agostiniani a seguito della bolla papale "Instaurandae regularis disciplinae" di Innocenzo X.
La costruzione della chiesa di San Francesco d’Assisi, infatti, è di poco successiva alla decisione del papa di chiudere tutti i conventi con meno di sei monaci. Tra questi, appunto, quello del Soccorso gestito dai frati agostiniani. Non solo. La venuta dei francescani sull'isola coincise con un periodo particolrmente duro a causa della terribile epidemia di peste che nel 1656 seminò lutti e dolore in tutto il Regno di Napoli.
Occorreva perciò conforto spirituale, e probabilmente anche un diverso esempio di fede più in linea coi "nuovi" precetti del Concilio di Trento. Fatto sta che a farsi carico delle spese di costruzione fu l’Università di Forio, con l'appoggio della congrega di Visitapoveri che per fare spazio alla chiesa di San Francesco d’Assisi rinunciò a parte della sua proprietà.
Detto della storia, passiamo a descrivere l'interno. Brevemente gli elementi decorativi di maggior rilievo sono: i pavimenti delle quattro cappelle a destra dell'unica navata; gli stucchi del soffitto a botte; "La Vergine che dà la regola a S. Francesco", tela del pittore napoletano Giuseppe Simonelli (alle spalle dell’abside maggiore); e infine "Il Calvario", quadro di tal Evangelista Schiano, la cui particolarità consiste nell’adattamento pittorico a un crocifisso ligneo esterno all'opera.
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