Son da poco passati il Natale e il Capodanno che già tocca sederci di nuovo a tavola per celebrare il Carnevale, per non dire dell'avvento prossimo della Pasqua che, a Ischia, da sempre, coincide con l'inizio della stagione turistica. Eppure, tornando al cibo, ci sono pietanze cui non si può dire di no. Le chiacchiere di Carnevale sono una di queste.
Conosciute anche con il nome di cenci, frappe, bugie, questi dolci sono molto semplici da preparare, al punto che pare vengano chiamati "chiacchiere" proprio per la facilità del procedimento, uguale, per impegno, a una discussione amena come se ne fanno tante in famiglia e tra amici.
Il cibo, del resto, è uno degli elementi fondamentali del rito carnevalesco, il cui significato profondo è chiaramente di tipo apotropaico, di sospensione del tempo trascorso e di azzeramento di tutto il carico di negatività che esso (il tempo) riversa inevitabilmente sulle vite di tutti.
Questo il significato anche del mascheramento, con l’intima consapevolezza che è proprio nel momento in cui si indossa una maschera che ci si libera di tutte le altre, rovesciando le gerarchie - il servo diventa padrone e il padrone servo - e facendo coincidere, sia pure nel tempo circoscritto della festa, tutti i contrari, tutto ciò che normalmente non sta insieme. Che ci si mascheri o no, quel che è certo un dolce serve proprio ad alleviare le difficoltà della vita, quindi è bene concentrarsi sulla sua preparazione, tanto più se è estremamente semplice come in questo caso.
Di seguito gli ingredienti e la preparazione:
- 400 gr. di farina; | - 3 cucchiai di grappa o di altro liquore per dolci; |
- 80 gr. di zucchero; | - 1 pizzico di sale; |
- 1 uovo intero; | - 1 cucchiaino di lievito in polvere; |
- 2 tuorli; | - olio di semi di arachidi q.b.; |
- 50 gr. di burro; |
- zucchero a velo q.b.; |
Disporre la farina a fontana sul piano di lavoro e versarvi al centro l’uovo intero, i due tuorli, lo zucchero, il sale, il burro tagliato a pezzi e un cucchiaino di lievito in polvere.
Cominciare a lavorare l’impasto, aggiungendo la grappa (o altro liquore per dolci), mano a mano che si amalgama.
Continuare a lavorare l'impasto fino a quando non assume la forma di una palla omogenea che è bene lasciare almeno mezz’ora a riposo dopo averla avvolta in uno strato di pellicola trasparente.
Terminato il tempo di riposo, suddividere l'impasto in più pezzi, dopodiché stenderne ciascuno con l’ausilio di un mattarello fino ad ottenere delle sfoglie di circa 2 mm. di spessore (quindi non doppie, ma neanche troppo sottili). Se la sfoglia tende a lacerarsi ripiegarla su se stessa e lavorarla nuovamente, magari con l’aggiunta di una leggera spolverata di farina.
Tagliare la sfoglia con una rotella dentellata ricavando delle strisce della misura che più aggrada (comunque non troppo grandi) e senza stare troppo a badare alla regolarità delle forme. Quindi, sempre con la rotella, praticare su ogni striscia due tagli centrali e paralleli per agevolare la successiva frittura.
Mettere le strisce così realizzate in abbondante olio, avendo premura che sia ben caldo ma non bollente, e quindi girarle su ambo i lati. Le strisce vanno tirate su dall’olio soltanto dopo che sono diventate dorate, non bruciate!
Lasciarle a sgocciolare su carta assorbente fintantoché non diventano fredde, quindi riporle su un piatto da portata e cospargerle di zucchero a velo.
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