Già gli antichi greci, poco prima di fondare la Magna Grecia, fecero capolino proprio a Ischia, l'isola verde. E questo la dice lunga sul potere rigenerante che un soggiorno a Pithekoussai, come venne chiamata la prima colonia greca del Mediterraneo occidentale, può avere! Su quelle che allora erano rotte quasi inesplorate, decisero di interrompere, almeno temporaneamente, la navigazione per insediarsi in questo incantevole territorio insulare. Non lo trovarono completamente disabitato, in quanto piccoli popoli indigeni sapevano già apprezzare le calde sorgenti di acqua termale e la rigogliosa natura selvaggia in mezzo al mare pescoso. È una lunga storia. Il ritrovamento dei resti di una capanna del VII secolo a.C., con tanto di vasellame e strumenti da pesca, a Punta Chiarito, ne è la conferma. Considerando inoltre il terreno fruttifero, i conigli e gli uccelli e l'assenza di animali pericolosi, la concreta evenienza di scambi mercantili e culturali con gli autoctoni, non ebbero più dubbi: bisognava fare una sosta più duratura del solito. Alcuni di loro, sicuramente, invece che partire alla volta di Cuma, vi si stanziarono definitivamente. Quindi, attenzione, perché ancora oggi non sono pochi coloro che, venuti a Ischia per una semplice vacanza, hanno piantato le tende! Ma il consiglio non vuole essere quello di viverci stabilmente, bensì di prospettarla, a buon diritto, come destinazione di viaggio.
Si può fare il bagno sia a mare che nell'acqua geotermale, sulle diverse spiagge, molte delle quali sono di sabbia fina o con granelli di medie dimensioni, oppure nelle piscine di parchi termali. In molte baie i giardini botanici degli stabilimenti idrotermali confinano con i litorali sabbiosi senza soluzione di continuità. L'area marina protetta Regno di Nettuno salvaguarda gran parte della fascia costiera, dai meravigliosi fondali, popolati da diverse specie ittiche e disseminati di variegata vegetazione. Molti stabilimenti balneari attrezzati, con servizi di ristorazione annessi, riescono a creare, aiutati dal contesto naturalistico, rilassanti atmosfere in riva al mare, specialmente nei periodi non agostani. Ci si potrà semplicemente immergere o fare snorkeling per riuscire ad apprezzare, soprattutto nei pressi delle coste scogliose, l'ecosistema marino.
Gli ancestrali abitanti di Ischia si dedicarono intensamente alla pesca, specializzandosi anche nella cattura di esemplari di grossa taglia, come pesci spada e tonni e altre specie presenti non troppo lontano dalla costa, procacciandosi, per la sopravvivenza, anche ciò che di commestibile la terra generava spontaneamente. Inoltre, nel tempo, dato che non di rado molte navi navigavano nei paraggi, impararono a scambiare il loro pescato e altri prodotti, utili a coloro che erano impegnati in lunghe tratte marittime, con le merci che si trovavano a bordo. Le prove di tali scambi commerciali sono i tanti vasi ritrovati, manufatti di popoli lontani che all'epoca transitavano per il Tirreno. Questi contenitori, di solito per le provviste ma anche per unguenti, oli e altri prodotti, rappresentavano alle volte la merce di scambio dei naviganti in questi antichi baratti, nei quali la controparte poteva essere il pesce ma anche la possibilità di riparo nelle insenature che fungevano da porti naturali, e magari l'utilizzo delle sorgenti di acqua calda naturale. In ogni caso, sebbene le acque termali venissero già utilizzate, furono i greci a iniziare il termalismo di accezione moderna, ovvero valorizzando le terme con la creazione di veri e propri bagni pubblici, operazione portata in epoca greco-romana e imperiale ai massimi livelli, e attualmente una delle attrazioni ischitane più importanti.
Con il trascorrere delle epoche storiche, gli abitanti del luogo iniziarono a sfruttare maggiormente il potenziale della fertilità del suolo, dedicandosi all'agricoltura e, una volta scoperte le risorse delle zone più interne, pure alla caccia dei conigli selvatici. In questo controintuitivo passaggio dalla pesca all'agricoltura risiede il motivo per cui l'economia dei secoli successivi sia stata basata sulla coltivazione della terra più che sulla pesca. Naturalmente, piccoli nuclei hanno continuato a portare avanti la primordiale tradizione peschereccia, fino ai giorni nostri. Nei borghi della Mandra, di Celsa e di Sant'Angelo, ma anche in altre zone, ancora oggi alcune famiglie si sostengono andando a pescare, e in molti si dedicano alla pesca sportiva. Non è difficile infatti, di mattina, trovare sul molo di Ischia Ponte pescherecci che vendono quanto pescato nei paraggi durante la notte, direttamente da bordo.
Dal primo sguardo che viene rivolto verso la montagna, ci si potrà rendere subito conto di qual è, invece, la coltura più rappresentativa dell'isola d'Ischia. L'Epomeo è infatti rigato dai terrazzamenti con i vigneti. Ma anche sulle pendici e nelle zone inferiori, in ogni campagna sono inevitabilmente presenti le vigne, anche se frammiste agli orti. Sono tanti anche coloro che non producono vino a livello professionale, ma lo fanno come produzione propria per vendite occasionali o semplicemente per consumo personale. La sviluppata cultura enologica ha radici antichissime. Ancora prima dell'arrivo dei greci, che introdussero un diverso modo di coltivare, la pianta di vite, anche grazie alla particolare fecondità del territorio e alle falde idriche, cresceva spontanea per terra o arrampicandosi sugli alberi, e il succo d'uva fermentato era stato probabilmente già sperimentato, anche se in maniera rudimentale. Nel tempo sono state importate tante varietà di vitigni, che se da un lato hanno soppiantato quelli primordiali, dall'altro hanno, con la loro biodiversità, aggiunto valore e resistenza a quelli che sono gli attuali uvaggi di eccellenti bottiglie con denominazione di origine protetta o indicazione geografica tipica, ma anche di quella viticoltura autoctona meno blasonata.
Di bevande alcoliche se ne producono pure digestive, come le celebri Limoncello e Rucolino, fatte rispettivamente con limoni e rucola a chilometro zero. Agrumeti e orti, dopo i vigneti, sono le coltivazioni che coprono più ettari di campagna. Un liquore che non è mai stato lavorato in loco, ma inventato da un ischitano, è la Sambuca. Luigi Manzi fu il primo a distillare questo liquore a base di fiori di anice, finocchio e altri ingredienti, poi acquisito e rilanciato internazionalmente da Molinari. L'inventore della prima versione, la Sambuca Manzi, raccontò che il nome del distillato proviene da coloro che distribuivano ai contadini dell'epoca una bevanda rifocillante come reintegratore per il duro lavoro, detti sambuchelli. Non può non essere qui citato, inoltre, l'Amarischia, l'amaro realizzato con un'antica ricetta di un monaco ischitano. Del resto la natura di Ischia è molto florida e concede svariate erbe aromatiche, utilizzate storicamente anche in gastronomia, come nel caso della piperna – timo selvatico carico di proprietà balsamiche – per la preparazione del coniglio all'ischitana. Anche con una semplice passeggiata ci si potrà rendere conto che dal sottobosco collinare o montuoso emanano intensi profumi erbacei e floreali.
Ecco perché Ischia, con tutti i suoi prodotti di qualità, è diventata una destinazione turistica importante. Le variabili - ambientali, storiche (che si riflettono sia nella cultura dell'accoglienza che nel paesaggio e nei musei) ed enogastronomiche - che permettono di trascorrere una divertente quanto rilassante vacanza, all'insegna del benessere totale e senza riserve, ci sono tutte, insomma.
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