Che il vino a Ischia sia una faccenda assai seria, ben oltre la considerazione dei soli aspetti commerciali, lo dimostra l'incisione laterale della Coppa di Nestore, il reperto archeologico più importante mai rinvenuto sull'isola.
Infatti, al di là delle tesi scaturite sul significato del testo ("Io sono la bella coppa di Nestore, chi berrà da questa coppa subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dalla bella corona.") l'incisione attesterebbe la produzione vinicola sull'isola d'Ischia già nell'VIII secolo a.C.
Del resto, secondo alcuni, il legame tra vino e territorio sarebbe rintracciabile pure nell'origine del nome. Inarime ed Aenaria deriverebbero infatti dal greco "Oenaria" che sta appunto per luogo delle viti (o del vino) a ulteriore dimostrazione di un legame strettissimo.
Una tradizione millenaria, dunque, che in questi anni abbiamo analizzato sotto diversi aspetti: dalle caratteristiche del terreno (è il suolo tufaceo a conferire sapidità ai vini isolani), alla diversità del paesaggio, a quella dei tempi di maturazione e raccolta, fino all'universo valoriale legato alla produzione vitivinicola.
C'è un altro aspetto però che bisogna assolutamente considerare: Ischia è stata la prima località della regione Campania a potersi fregiare della denominazione di origine controllata per i propri vitigni autoctoni Forastera, Biancolella e Per 'e Palummo.
La nostra TOP 5 dei vini da provare a Ischia
- Frassitelli Casa D'Ambra (Ischia Biancolella DOC)
- Vigna del Lume Cantine Mazzella (Ischia Biancolella DOC)
- La vigna dei Mille anni Casa D'Ambra (Ischia per' e palummo DOC)
- Rosamonti Cantine Tommasone (Aglianico IGP)
- Vigne di Janno Piro Cantine Pietratorcia (Ischia Rosso DOC)
Il primo (Forastera) fu impiantato sull'isola a partire dalla seconda metà del XIX secolo. C'è chi sostiene per fronteggiare la terribile epidemia di filossera che, insieme all'oidio, stava mettendo a dura prova le viti ischitane; mentre, secondo altri, si trattò di una più banale strategia di diversificazione delle viti che i contadini locali hanno sempre portato avanti.
Pure sul Biancolella le tesi sono discordanti. C'è chi sostiene che il vitigno provenga dalla Corsica dove è chiamato Petite Blanche. L'altra tesi, invece, vuole che a introdurre la coltivazione del biancolella in terra corsa furono proprio gli eubei che per primi avevano colonizzato Ischia.
Infine il Piedirosso (o Per 'e Palummo) che alcuni fanno coincidere con l'uva "Colombina" descritta da Plinio Il Vecchio nella sua monumentale "Naturalis historia". Quel che è certo, questo vitigno è molto diffuso nelle province di Napoli, Avellino e Salerno fin dal XIX secolo.
Ovviamente la produzione per essere "DOC" deve sottostare a precise norme che nel caso di Ischia sono state disciplinate la prima volta nel 1966 (DPR 03.03.1966) e successivamente modificate in più circostanze.
Sotto una tabella riepilogativa coi vini DOC dell'isola. Tabella che fa riferimento proprio al disciplinare di produzione dei vini a denominazione di origine controllata "Ischia" alla cui lettura integrale (clicca qui) rimandiamo per ogni ulteriore approfondimento.
Denominazione e vini | Base ampelografica |
ISCHIA bianco | Forastera dal 45 al 70% Biancolella dal 30 al 55% Possono concorrere alla produzione di detto vino le uve di altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, idonei alla coltivazione per la provincia di Napoli, da soli o congiuntamente, fino ad un massimo del 15%. |
ISCHIA rosso | Guarnaccia dal 40 al 50% Piedirosso (Per’ e Palummo) dal 40 al 50% Possono concorrere alla produzione di detto vino le uve di altri vitigni a bacca rossa, non aromatici, da soli o congiuntamente, idonei alla coltivazione per la provincia di Napoli, fino ad un massimo del 15% |
ISCHIA Forastera | Forastera minimo 85% Possono concorrere alla produzione di detti vini le uve di altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, da soli o congiuntamente, idonei alla coltivazione per la provincia di Napoli fino ad un massimo del 15%. |
ISCHIA Biancolella | Biancolella minimo 85% Possono concorrere alla produzione di detti vini le uve di altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, da soli o congiuntamente, idonei alla coltivazione per la provincia di Napoli fino ad un massimo del 15%. |
ISCHIA Piedirosso o Per’ e Palummo | Piedirosso (localmente detto Per’e Palummo) minimo 85% Possono concorrere alla produzione di detto vino le uve di altri vitigni a bacca rossa, non aromatici, idonei alla coltivazione per la provincia di Napoli fino ad un massimo del 15%. |
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